Mela Campanina di Modena| Tradizione e sapori di Modena

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Mela Campanina di Modena

La Mela Campanina di Modena, appartiene alla famiglia delle Rosaceae, genere Malus domestica. Cultivar unica nel suo genere, ha frutti piccoli e tondeggianti, dotati di ottime proprietà organolettiche e salutistiche, nonché di lunga conservabilità.

È chiamata "la mela della nonna" per sottolineare i suoi legami con il mondo antico, ma è anche nota con il nome di "modenese". L'appellativo "campanina" pare invece derivi dalla caratteristica di avere due frutti per corimbo, che assomigliano a una coppia di campanelli.

Caratteristiche del prodotto

La Mela Campanina di Modena, appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle pomoidee, genere Malus specie domestica. La cultivar è unica nel suo genere e si è mantenuta inalterata nel tempo e nel corso della sua riproduzione.

I frutti sono di piccole dimensioni, hanno un peso medio 85-95 gr, di forma costante, abbastanza simmetrica, appiattita o talora sferoidale.

La buccia è spessa, poco cerosa, di colore giallo-verdastro volgente al paglierino con sfumature rosse nei frutti esposti al sole. La polpa è bianco-crema verdastra, molto soda, piuttosto zuccherina, leggermente acidula e aromatica.

E' chiamata "la mela della nonna" per sottolineare i suoi legami con il mondo antico, ma è anche nota con il nome di "modenese" che sancisce in pieno l'appartenenza al territorio. L'appellativo "campanina" pare invece derivi dalla caratteristica di avere due frutti per corimbo, che assomigliano a una coppia di campanelli.

La principale caratteristica che ne ha decretato il successo fin dai tempi più remoti è la straordinaria conservabilità che consente, anche senza refrigerazione, di consumare frutti freschi e fragranti da inizio ottobre, epoca di raccolta, fino ad aprile.

In tempi recenti si è scoperto anche il contenuto salutistico della Mela Campanina, che vanta un livello di composti antiossidanti (acido ascorbico, polifenoli e pectine) molto più elevato rispetto ad altre varietà di mele.

Notizie storiche e culturali

Antichissimo frutto delle nostre campagne, viene definita da molti con l'appellativo "la mela della nonna" che testimonia la sua origine in tempi remoti.

L'origine non è nota, ma potrebbe trattarsi di un semenzale individuato nel Modenese, come fa supporre l'appellativo "pomo di Modena" col quale veniva denominata nel 1815 dal pomologo Giorgio Gallesio (1772-1839).

Questa varietà è infatti da sempre diffusa nella media e bassa provincia di Modena, ma anche nella vicina Reggio Emilia, nell'Oltre Po Mantovano e nel Ferrarese.

La rusticità dell'albero e la lunga conservabilità dei frutti l'hanno accreditata soprattutto per il consumo locale, anche se non mancano testimonianze che ne attestano il commercio in Italia ed anche in alcuni mercati tedeschi.

Nell'Indicatore Mirandolese del 1877 Don Felice Ceretti, storico di Mirandola, parla di "pomi detti campanini dei quali nell'autunno si fanno larghe provviste e si trasportano fino a Venezia e ad altre città".

Lo studioso di tradizioni mirandolesi Vilmo Cappi, in tempi più recenti (fine 1900), scriveva: "Tra la frutta, tipiche sono le mele campanine che ora stanno scomparendo perché sostituite da varietà e tipi più commerciali, ma che da non pochi vengono desiderate ancora e ricercate perché si conservano a lungo, tutto l'inverno, e mantengono sempre intatte la loro fragranza e la loro polpa bianca e pulita che sembra di marmo".

Le mele campanine si raccoglievano tradizionalmente all'inizio dell'autunno e venivano esposte al sole per alcuni giorni nelle aie o sui tetti delle piccole costruzioni agricole ad affinarsi, perché non solo non temono il freddo, ma il gelo e la galaverna le rendono ancora più gustose e saporite.

Nel secondo dopoguerra la coltivazione della campanina è stata progressivamente sostituita da quella di mele più produttive e commerciali. Soltanto in anni recenti, la tendenza al recupero di varietà tradizionali e autoctone del territorio ha favorito il rilancio di questa cultivar e il ritorno di interesse da parte di numerosi frutticoltori, supportati anche da iniziative di istituzioni e enti locali.

La produzione varia a seconda dell'annata fra i 250 e i 280 q.li per ettaro; la raccolta è effettuata alla maturazione naturale del frutto, di norma tra fine settembre e l'inizio di ottobre.

La salvaguardia delle piante da insetti e funghi avviene attraverso sistemi di difesa integrata o a basso impatto ambientale, frutto di anni di esperienze e studi codificati in disciplinari di difesa regionali. Il melo campanino peraltro, come tutte le varietà autoctone, è particolarmente rustico; ciò consente di realizzare interventi ridotti a tutto vantaggio della salubrità del prodotto finale.

La conservazione avviene attraverso la tecnica della refrigerazione e deve realizzarsi nella zona di produzione delimitata per garantire la rintracciabilità ed il controllo.

Marchio di tutela

Il marchio di tutela "Mela Campanina di Modena" è stato realizzato dalla Camera di Commercio di Modena in collaborazione con il GAL e l'Unione Comuni Modenesi Area Nord.

Uso in cucina

La Mela Campanina è tipicamente consumata d'inverno. Può essere gustata cruda per assimilarne inalterate tutte le proprietà nutritive e antiossidanti. La cottura al forno, tuttavia, ne esalta l'aroma e il gusto. Con la sua polpa si ottengono squisite marmellate e mostarde, come la famosa mostarda mantovana. Può essere utilizzata per farcire la classica torta di mele. A Natale e a Carnevale è tradizione preparare le frittelle di mele.

Itinerario eno-gastronomico

Informazioni turistiche: Modenatur

Zona di produzione

Provincia di Modena

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